8 maggio 1949: si vota per il primo Consiglio regionale della Sardegna. C’è molta attesa.
Prima di tutto perché il governo ha traccheggiato a lungo prima di dare il via alla consultazione popolare: dall’approvazione dello Statuto regionale alle elezioni passa un periodo incredibilmente lungo, quasi un anno e mezzo.
In secondo luogo, alle elezioni si chiede anche una controprova del sorprendente esito del 18 aprile dell’anno prima, con il “trionfo” della Dc e la sconfitta delle sinistre.
Anche le elezioni regionali danno un risultato sorprendente. Perché la Dc perde una grossa fetta dell’elettorato raggranellato l’anno prima, passando dal 51,2 al 34% dei voti: i consensi del 18 aprile rifluiscono in gran parte verso le destre, che prendono in totale il 17,7%, con la prima apparizione “seria” del Msi e la conferma che il partito monarchico può contare su un robusto pacchetto di voti (l’11,6%). Anche le sinistre recuperano una parte dei voti che non avevano preso l’anno prima: il Pci ha il 19,4% (quasi quanto avevano avuto i due partiti insieme l’anno prima) e il socialisti il 6%: quasi 46 mila voti in più.
Curioso il caso dei sardisti: i quali raccolgono praticamente gli stessi voti dell’anno precedente, anche se nel luglio del 1948 Lussu ha dato vita ad una nuova formazione, il Partito sardo d’Azione socialista, che riceve il 6,6% dei voti. Il totale dei votanti passa dal 90,1% dell’anno precedente all’85%.
Sarà questa una delle costanti delle consultazioni di livello regionale: gli elettori che vanno a votare sono in genere meno di quelli che partecipano alle elezioni politiche.
Allo stesso modo, questa prima consultazione regionale segnala un’altra caratteristica che si manterrà nel tempo: l’elettorato sardo si sposta in proporzioni vistose e non previste quando si passa dalle politiche alle regionali, applicando a ciascun tipo di elezione una serie evidentemente diversa di criteri che finiscono per orientare in modo differente le scelte degli elettori.