Per giungere all’armonia più bella!

Per giungere all’armonia più bella!

“Ciò che si oppone conviene e dalle cose che differiscono si genera l’armonia più bella”. ( Eraclito )

“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.” ( Luca, 9;23 ).

Due citazioni che in apparenza sembrerebbero non avere alcunché in comune.

Invece non è così.

Partiamo dalla seconda.

Quando Gesù la pronuncia, la sua passione non è ancora avvenuta.

Quindi si sta riferendo ad un significato del “prendere la propria croce “, differente da quello che ordinariamente gli si attribuisce.

E allora, proviamo ad andare ancora più lontano.

Presso l’Oracolo di Delfi, vi sarebbero state due iscrizioni.

La prima, quella più nota, il famoso “ Conosci te stesso”.

La seconda, meno conosciuta, ma per certi versi assai più interessante è “ nulla di troppo “.

Nulla di troppo, rimanda a ciò che Jung definì come “enantiodromia”, ovvero “ la corsa, o dinamica, degli opposti.

Ed eccoci, alla citazione di Eraclito.

L’armonia più bella è generata dal susseguirsi degli opposti.

Quando la luce raggiunge l’apice, stanno già intervenendo le tenebre, e viceversa.

E questo ritmo scandisce non solo il quotidiano, bensì il cosmico alternarsi delle stagioni, e ancor più la dinamica dei solstizi.

Quando in estate il sole tocca il suo punto più alto, le giornate cominciano ad accorciarsi, per poi riprendere ad allungarsi dopo il solstizio invernale.

L’equilibrio tra le cose “che si differiscono”, è alla base dell’armonia quindi.
Ecco perché:” nulla di troppo”.

Né troppo di luce, né troppo di buio.

Oppure, ancora, né troppa inspirazione, né troppa espirazione.

E così in ogni dinamica del divenire.

E poiché come ricorda la Tavola Smeraldina, “ come è in alto, così è in basso” ovvero come si stabilisce l’armonia nel Macrocosmo, così è nel Microcosmo, ciò che restituisce equilibrio al divenire degli astri, delle stagioni, della natura, altrettanto sarà nel conferire/togliere, armonia dentro di noi.

La nostra luce, la nostra ombra.

La polarità maschile e quella femminile della nostra anima.

Fin nei più minuti meccanismi biologici del nostro organismo: non per nulla colui che viene considerato il fondatore della medicina moderna, ovvero Paracelso, proprio nel mancato equilibrio tra gli opposti “fluidi” del nostro corpo, ravvisava le cause delle malattie così come nella loro ripristinata armonia la possibilità della guarigione.

Ma non esiste un corpo che possa prescindere dall’Anima ,che a sua volta non può prescindere dallo Spirito.

La vera salute non è soltanto assenza della malattia.

Bensì: È Salus! Quindi quell’equilibrio tra Corpo, Anima e Spirito, che configuri finanche la Salvezza.

Ed eccoci alla citazione di Luca.

Il simbolismo della Croce è assai complesso, e antichissimo.

Precede, non di poco, il Cristianesimo.

Un simbolo, tanto più è antico e strutturato, tanto meno può essere esaurito e definito da una sola interpretazione.

La croce, non rappresenta solo la sofferenza e la passione di Cristo.

Richiama alla totalità.

Ad esempio quella cosmica, descritta proprio dall’ “incrociarsi” del piano solstiziale con quello equinoziale.

O ancora: il braccio orizzontale, rappresenta il lato femminile, che accoglie e riceve quello verticale, maschile e fecondante.

Al centro delle due braccia le antinomie si incontrano e si armonizzano.

E si genera “ l’armonia più bella”.

Si configura il “nulla di troppo”.

La corsa degli opposti si placa.

Come in alto, diventa come in basso e viceversa.

La Salus, comincia a profilarsi.

L’enantiodromia, trova il suo riposo.

La croce, ha quattro braccia.

Gesù, vi fu crocifisso con tre chiodi.

Il rapporto tra il 3 e il 4, scandisce e definisce il divenire e la materialità.

Oltre, si perviene all’Ottavo Giorno, alla Natura Ottava.

Questa è la Croce che Gesù ci invita a cercare e prendere.

Insieme a Lui, con Lui, per Lui.

Per giungere all’armonia più bella!

Marco Pinna

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