Storia patria o storia statuale?
Nell’immenso mare del tempo, che è sotto di noi che siamo vivi, c’è di tutto: fatti, personaggi, guerre, paci, economia, religione, cose buone e cose cattive…
Da questo immenso mare lo storico, sia professionista sia dilettante, può pescare, studiare e diffondere, tutto ciò che vuole per tracciare, ad esempio, la storia di una regione, o di un continente, o di un imperatore, o di un papa, o di una casata, o di un conflitto, ecc.; e, tali soggetti o oggetti, una volta assemblati gli elementi raccolti, possono essere offerti all’attenzione della gente, coi libri o con la parola, visti sia da destra che da sinistra, sia laicamente che religiosamente, per percorsi politici o per imprese eroiche o per argomentazioni ragionevoli, secondo l’etica, il carattere e la capacità del proponente, perché l’opzione e l’azione dello storico è libera e legittima, purché sia coerente col soggetto o l’oggetto da lui stesso prescelto.
Però, fra tutte le possibilità storiografiche c’è una nicchia, nella storia dell’uomo, particolarmente delicata ed importante, che occupa il novanta per cento dell’attenzione degli storici, guidata dagli interessi nazionalisti dei Governi: ed è la cosiddetta “storia patria” che, letteralmente, vuol dire: “la storia della terra dei padri”: cioè “la storia degli antenati” di quelli che ci hanno fatto nascere, e senza i quali non esisteremmo.
Per noi sardi, qui sta il problema esistenziale: la “nostra patria”, la “terra dei nostri antenati”, di quelli che ci hanno preceduti e creati è la Sardegna o la Penisola italiana?
Se è la Sardegna con tutte le sue vicende, belle o brutte che siano, dalla preistoria ad oggi, dal 6000 avanti Cristo all’odierno 2020, perché allora a un ragazzino cabrarese o fonnese o gallurese o sassarese un Governo centrale, forte della sua autorità, impone a scuola di studiare e di fare propria, come fosse sua, la storia degli Etruschi, dei Romani, dei Bizantini, dei Longobardi, dei Normanni, dei Principati, dei Ducati e delle Signorie che nel tempo si sono succedute all’interno dell’Italia geografica fino ad arrivare a Mattarella?
Mi si dirà: ma poi, dal 1861, noi sardi apparteniamo allo Stato allora chiamato Regno d’Italia, oggi Repubblica Italiana, per cui la sua storia diventa la nostra storia, e la si deve studiare ed assumere in comunione con tutti i cittadini appartenenti a questo Stato, siano essi cabraresi o fonnesi o galluresi o sassaresi oppure siciliani, napoletani, romani, toscani, lombardi o veneziani.
Benissimo! Allora, se per ragioni di comunanza si deve passare dalla storia della Patria alla storia dello Stato, il Governo centrale che guida questo Stato faccia studiare obbligatoriamente a scuola, nel luogo dove si formano le generazioni future, cioè la società del domani: quando è nato, dove è nato, e qual è la storia di questo nostro Stato. Dovrebbe essere giusto e logico, invece non è così.
Chi sa risolvere il quesito?
Chi non ci riesce si legga la mia BREVE STORIA DI SARDEGNA e, a seguire, la mia BREVE STORIA D’ITALIA, Carlo Delfino editore.