15 gennaio 1793
15 gennaio 1793: scendono nella penisola di S. Antioco, nelle cui acque era giunta la squadra francese, un ufficiale, un tamburino ed un soldato di quella nazione, con sembianza di parlamentare.
Nello stesso tempo, e mentre trattavasi della resa col capitano sardo Camurati, questi vide scendere da lungi 600 circa uomini verso Calasetta colla intenzione di farlo prigioniero.
Il Camurati, indignato, rinfaccia di mala fede l’ufficiale francese Reidellet de Sessel, che fa prigioniero di guerra col soldato e col tamburino, inviandoli a Cagliari, ove giungono la sera del 18.
Strada facendo l’ufficiale lagnavasi di non passarlo in vie carrozzabili, appuntandosi senza voler camminare, finché non fu minacciato di venir legato ad un cavallo.
In Iglesias alloggiò dal vescovo Porqueddu, che lo trattava lautamente.
Interrogato come se la passavano a bordo, rispose colle solite esagerazioni; che avevano pane, vino e carne ottima e abbondante. Ciò che veniva smentito dal tamburino, alloggiato col soldato, al quartiere della compagnia leggiera.
Diceva questi che il vino erasi convertito a bordo in acqua guasta: che il loro nutrimento si limitava a galletta nera e dura, ed a due razioni di carne salata per settimana.
A Cagliari l’ufficiale fu rinchiuso nella torre dell’Aquila, ove fu trattato con soverchia benignità, provveduto di buon letto e tavola. Ciò non ostante sbuffava millantandosi che la sua flotta avrebbe presto ridotto la città di Cagliari in un mucchio di rovine.
I paesani, che tutto sapevano, minacciavano l’assalto alla torre aggruppandosi furibondi sui bastioni, per cui l’autorità credeva prudente di trasportarlo, di notte tempo, in luogo più sicuro e sconosciuto.