Enrico Valdès: come nasce la mia scrittura.
Ci si domanda perché nasce un racconto, un romanzo, una poesia.
Sicuramente da qualcosa di innato, per esprimere se stessi e il proprio mondo interiore.
Si inizia solitamente da giovani, ma alcuni attendono gli anni della maturità.
Io sono uno di questi ultimi.
Il mio primo libro, Nientedipiù Nientedimeno, l’ho pubblicato con la Casa Editrice Carlo Delfino nel 2011, all’età di 66 anni.
Tre erano le problematiche di mio interesse, terribilmente attuali.
Il primo elemento è la progressiva riduzione della fertilità del seme maschile, che rappresenta uno dei maggiori rischi di sopravvivenza della razza umana.
Il secondo è la diffusione di epidemie e pandemie, che come insegna la realtà odierna, sono fonte di pericolo in tutto il mondo.
Il terzo elemento del romanzo, è il rapporto Uomo-Natura, e la ribellione di quest’ultima.
La trama di questo libro mi ha occupato per un anno interro.
Quando uscì in libreria Nientedipiù Nientedimeno, ero alle prese con un libro di racconti, Di colori e d’ombre, edito nel 2013 dallo stesso Editore.
Scrivendo quest’ultimo ho avuto l’opportunità di mettere ordine ai miei ricordi.
La chiave di lettura di questa affermazione si trova nell’introduzione del libro che riporto:
“Duemilaundici: un anno intero,
da un inverno all’altro,
le luci accese sul tempo lontano,
il sapore della fantasia,
e il desiderio di dipingere col pensiero,
catturato dai ricordi e dalla voglia di scrivere.
Ricordi vivi, o sfumati dal tempo,
storie trasformate dall’emozione
e modificate dagli anni:
tasselli di colori e d’ombre
per ricostruire un mosaico.
La memoria lacera il suo limite
e si addentra nei depositi della mente,
fra volti, oggetti, fatti,
destinati, forse, all’oblio.
Sono tornati i discorsi di zii, nonni, amici:
parole a volte dolci, a volte amare,
velate dalla lontananza,
che si è portata via il bello e il brutto,
lasciando nostalgia o sollievo.
Il mio è un io bambino che si misura con la vita,
circondato da persone care, da padre e madre,
capiti finalmente fino in fondo e,
per questo, ancora di più amati.
È l’io delle stagioni passate
e del presente che le contiene,
l’io della nostalgia e del tempo che fugge.
Tutto si mischia in un ciclo ininterrotto.
Tutto muore.
La vita rinasce.
Tutto ritorna.”
Dalle pagine di questi due primi libri vien fuori la mia professione di medico.
Medico patologo, che osserva al microscopio il minimo infinito per ricostruire uno schema dell’ordine universale.
Ho voluto esprimere, in molti brani di questi due primi libri, lo stupore che si rinnova davanti alla bellezza della natura, sia nelle pagine in prosa che in poesia.
“…ci inginocchiammo a un mondo sconosciuto,
in silenzio, ammutoliti
davanti al verde aspro dei cespugli,
sentimmo il profumo della terra e del salino…”