Gavino torna al mare.
La storia di una famiglia di “Gente di Mare” ci guida nell’evoluzione della nostra storia mediterranea.
Carlo Delfino editore, ed. 2021 – 218 pagine e 71 fotografie
“Immaginavo un tempo sempre differente per scrivere di Gavino, di mio padre, di Filomena mia madre e, poi, di tutto quello
che ha girato nei grovigli di una intensa storia di “Gente di Mare”: di una famiglia, cioè, segnata e modellata credo persino
dal vento, se non dall’aria e dagli spruzzi dell’onda.”
E’ sul filo dei ricordi personali dell’architetto-scrittore Tore Frulio che viene intessuta la storia dell’evoluzione economico-sociale dei Paesi che si affacciano nel Mediterraneo. Il romanzo si sviluppa in un “ieri e oggi” nelle diverse rotte che, partendo dalla sua amata Alghero, solcano il “Mare di Mezzo” – le cui acque cullano da millenni lo sviluppo della nostra civiltà occidentale – e approdano nei porti sardi, corsi, liguri, spagnoli e altri.
Nel libro emergono due figure che forgiano la vita degli adulti della famiglia, il Comandante Gavì e l’Armatrice Filomena che, ciascuno per le proprie “competenze territoriali” di acqua e terra, guidano la rotta giornaliera delle esperienze che trasformano l’equipaggio familiare in adulti. Questi ultimi, pur non seguendo la professione paterna, vengono guidati alla vita dalla grande figura del Comandante. Perché il mare è scuola di vita.
Il grande valore di questo primo romanzo dell’autore è, per me, la capacità di guidarci attraverso il “Diario di bordo” familiare con un gergo veloce, fruibile e marinaresco, nel nostro Diario e quindi in quello delle città e dei Paesi che si affacciano ai bordi di questo mare che circonda la nostra Isola come liquido amniotico.
L’inizio
Gli anni ’40
Il San Gavino I°
Attraverso i cambiamenti dei bastimenti di famiglia vengono narrati i cambiamenti delle tecnologie marinare, dei carichi delle stive per servire necessità contingenti anche in tempo di guerra e, attraverso questi, i cambiamenti di valori umani che si evidenziano soprattutto dal confronto dell’attraversamento della solita rotta tra Continente e Sardegna in compagnia di equipaggi e navi differenti. Velieri e marinai contro Grandi Navi veloci e turisti mordi e fuggi.
C’è una figura che domina la scena dall’inizio alla fine del libro, la madre Filomena.
Una vera donna sarda, antesignana imprenditrice del mare, con un Comandante unico quanto imprevedibile, affrontava con tatto le questioni “riservate” – diremo oggi di “strategia marketing” – come sapeva e riteneva Lei, sempre cautamente, comunque dopo un lungo e silenzioso pensare e meditare nella sua casa, all’ultimo piano, allora sul porto.
Accanto alla storia di formazione familiare, non poteva mancare quella della visione dell’uomo adulto che da architetto ha forgiato alcuni fronte-mare di città.
Ed ecco quindi che in uno dei 32 “racconti” nei quali si delinea la grande storia, in un crescendo di umori, sapori, lotte, termini marinari, sensazioni, cieli stellati e approdi sicuri, dicevo, nel racconto “Angiporto e dintorni” la sua formazione giovanile e quella professionale si completano per mostrarci ciò che da soli, forse, non potremmo apprezzare.
Parlare di mare, di navigazione, di spazi portuali senza quell’intorno magico che li avvolge, che li protegge, è cosa davvero impossibile.
Non esistono, almeno nel Mediterraneo, porti senza borghi marinari o città al loro intorno (…)
Così, a rincorrere le forme nuove e globali dei trasporti via mare, ogni luogo appare molto diverso e, forse, per sempre totalmente cambiato, se non inadeguato, purtroppo.
Così, il lettore, preso per mano dall’autore riesce ad apprezzare i cambiamenti avvenuti nel corso del mezzo secolo di cui si narra. Infatti, per dirla con le sue parole,
Chi sbarca nei porti in questo tempo, se non attraverso una difficile ed introvabile segnaletica, non distingue, quasi non intuisce davvero il luogo dell’approdo, del suo arrivare in terra ferma. Spesso anche dopo lunghe ore di viaggio!
E’ un fronte mare totalmente modificato, dove i vecchi punti cospicui, riconoscibili al navigante, vengono sostituiti dal nulla per uomini e donne che, forse, nell’attualità della vita moderna hanno necessità di tornare ai vecchi valori che una famiglia di “Gente di Mare” ha regalato al futuro del proprio equipaggio.
Ed ecco che
Le antiche Mura, invece, le vecchie Torri, i grandi Fari, talvolta, ancora ci soccorrono, in questo primo smarrimento che, per giunta, sembra non preoccupare più nessuno, per superficialità, e fin troppo distrattamente!
Tanto, poi, si scende, dopo un pessimo caffè, di fretta in un garage magari sprofondato giù giù, nel gavone di prora, e, ripresa l’automobile, tutti in perfetta fila, veniamo celermente espulsi dal “ventre” di questi enormi contenitori dalla forma di grandi parallelepipedi multicolori, che, con una prua messa davanti, continuiamo a chiamare affettuosamente, ancora, una Nave.
Più che un romanzo familiare è una storia all’interno delle tante storie che hanno trasformato il nostro mare e, con esso, la nostra vita. Una storia che l’autore ci ha generosamente regalato.
Un libro da leggere per poter riflettere sui cambiamenti, soprattutto in questi difficili tempi che, volenti o nolenti, ci spingono ad una profonda valutazione del nostro approdo.
Giuseppe Tore Frulio docente, architetto ed urbanista, è nato in Sardegna, ad Alghero ed ha studiato all’Università di Firenze. Ha insegnato a Bologna, Alghero, Sassari e Firenze. Sin dall’infanzia ha amato navigare. Nel 1988 fonda la “Caixa del Coral” (Associazione di Cultura del Mare) e partecipa, con un gozzo a vela latina, all’arrivo in Catalogna della Fiamma delle Olimpiadi di “Barcelona ’92”. Ha disegnato, studiato e raccontato soprattutto città, porti e territori costieri. Suo, con il team di J. Busquets, è il Progetto dei nuovi Affacci della città di Alghero sul Mare, oltre ad un Piano Strategico di Waterfront Territoriale per il nord-ovest della Sardegna.
Più di recente il Mercato del Pesce e la conclusione del nuovo Lungomare della Città di lingua catalana d’Italia.
Nonostante il suo rapporto ancestrale con il mare, da vent’anni ha trovato approdo alla confluenza del torrente Pesa con il fiume Arno, nelle colline del Chianti fiorentino.