Marco Pinna: una piccola arca di Noè.

Marco Pinna: una piccola arca di Noè.

Siamo all’inizio di una reclusione che non sarà breve.

Se l’obiettivo principale è proteggerci dal virus, in realtà dobbiamo avere la lucidità di tutelare la nostra e la altrui salute, da un punto di vista assai più generale, sia fisicamente che, e forse questo è l’aspetto più complesso, psichicamente.

Non basta resistere al virus, materia in cui oltretutto il quanto a noi concesso, oltre allo stare in casa, è praticamente zero.

Dobbiamo resistere alle ripercussioni che questi eventi potrebbero avere sul nostro fisico e sulla nostra psiche. Ricordando che non si può avere cura dell’uno, prescindendo dall’altra.

E poiché la fisica ci ha inequivocabilmente spiegato e dimostrato che non siamo materia “statica” bensì energia, nel costituire una corrente “positiva” nel nostro quotidiano, dobbiamo avere la consapevolezza che aiuteremo non solo noi stessi, non solo chi abbiamo vicino come compagni di reclusione, ma potremo costituire e diventare parte di una corrente positiva che riesca a fare da argine all’assedio di negatività che incombe su di noi.

Chiusi in casa sì, ma aperti all’altro, agli altri.

L’equilibrio psico fisico si basa su una ritualità del quotidiano, individuale e collettiva. Che ci è stata bruscamente sottratta.
Quasi si arriva a rimpiangere la coda in auto la mattina per andare al lavoro…!

Ricostruiamoci in casa, e strutturiamo, una ritualità. Non abbandoniamoci ad una passività distruttiva, scandita solo dal compulsivo consultare mezzi di informazione. Diamoci degli orari.

Cerchiamo di mantenere un minimo di forma fisica e tono muscolare, non è assolutamente difficile anche stando in casa: sul web si trovano infiniti suggerimenti al riguardo.
Abbiamo cura della persona come se dovessimo uscire, ad es. variando l’abbigliamento: questo aiuterà la percezione che avremo di noi stessi, ma sarà anche un segnale positivo per le persone che abbiamo accanto.

E per la stessa ragione manteniamo la casa pulita, ordinata.
Anzi: investiamo tempo ed energie per pulire, ordinare, curare piante, animali, cucinare.

La percezione continua e sub liminale di ciò che ci circonda, ancor più se protratta nel tempo, avrà dei riflessi importantissimi su come ci sentiremo.

Informiamoci, certo, ma non compulsivamente: più di tanto non serve.
Due, tre volte al giorno sono più che sufficienti.

Nutriamo la nostra mente.
Con una attenzione pari, se non superiore, a quella con cui nutriamo il nostro corpo.

Adesso la nostra mente ha bisogno assoluto di tre tipi di alimenti:
Speranza.
Sorrisi.
Stimoli costruttivi.

La speranza è la premessa, la base di tutto, non per niente chi Crede sa che è una virtù teologale.
La speranza, soprattutto in questi frangenti, per la mente è come l’acqua per il corpo: molto più importante del cibo solido.
Bere è strategico, sperare è strategico.
Si deve bere per metodo, non quando si ha sete, si deve sperare per metodo, non lasciare mai insorgere la disperazione, mai.

Il sorriso è importantissimo, cominciamo a offrirlo, già così, ci nascerà dentro. E’ difficile in questo contesto? No, non è difficile: è difficilissimo, quasi impossibile. Ma non è il momento per le cose facili.
Il sorriso ha un potere terapeutico inestimabile. Sorridetevi allo specchio, sorridete a chi avete vicino, fate nascere un sorriso con un sms, un post a chi conoscete.
Non pensate a quanto è difficile, pensate a quanto ce n’è bisogno.

Stimoli costruttivi: leggere.
Qualsiasi cosa che occupi la mente e le offra una possibilità di riflessione che interrompa almeno per qualche tempo il flusso in entrata di pensieri negativi.
Imporselo come ci si può imporre l’esercizio fisico.
Come mi sforzo di fare tot flessioni, mi sforzo di leggere tot pagine, scegliendo testi che davvero riescano a cogliere e coltivare la nostra interiorità.

Infine, la nostra mente come il nostro corpo, ha bisogno di evacuare. Evacuare i pensieri negativi, ma soprattutto le paure.
NON TENETEVELE DENTRO! Non abbiate paura di avere paura e di confessarla, in primo luogo a voi stessi, in secondo luogo a chi avete vicino.

Non avere paura in questi frangenti, non è quanto ci viene richiesto.

Coraggio non è non avere paura ( questa sarebbe incoscienza, ancor più davanti a eventi di questa portata! ) ma SAPERLA GESTIRE!

La prima possibilità di gestione è confessarla, ammetterla, accettarla.

Così la si comincia a guardare, quindi appunto, ad affrontare.
Ricordate: l’espressione è la forma dell’esperienza!

Una paura, una angoscia inconfessata vi possiederà, si auto alimenterà senza limiti e confini nella vostra mente.
Una paura, una angoscia confessata e condivisa, non svanirà certo per questo, ma sarete voi, a quel punto a possederla e a cominciare a controllarla.

Fatelo.

E permettete a chi avete vicino di farlo…aiutate chiunque a farlo!
Vi sentirete meglio, farete stare meglio.

In conclusione ma soprattutto: NON leggiamo mai…MAI!…questa immane tragedia in chiave personale.
Non è mia, tua, sua, è NOSTRA.

Questo non è banale, non è un poverissimo “mal comune mezzo gaudio”.

E’ un condividere, quindi frammentare, quindi sgravare, il carico delle nostre angosce.

Parafrasando JFK, chiediamoci continuamente cosa possiamo fare per gli altri.
Per chi abbiamo vicino fisicamente.
Per chi possiamo “abbracciare” con un sms, un post, una mail, una telefonata.

Un dolcissimo sorriso per te che hai avuto la pazienza di leggere fin qui.

Marco Pinna

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