Alberto Maisto: “Non sarà’ l’ultima spiaggia…”

Alberto Maisto: “Non sarà’ l’ultima spiaggia…”

Cari amici di Librando, questa volta vorrei riflettere sulle possibili conseguenze che potrebbero derivare da questa tragedia che ci costringe tutti a casa, e vorrei farlo partendo da un libro di un altro autore, lasciando da parte per un momento quelli che ho avuto il piacere e l’onore di firmare io stesso.

Nei giorni scorsi, nella continua ricerca di qualcosa che renda le giornate tra le mura domestiche meno lunghe e tediose, ho scovato in fondo ad un ripiano della libreria dello studio un romanzo che avevo acquistato nel lontano 1974 (lo posso dire con certezza perché sul frontespizio di ogni libro che entra in casa mia appongo sempre data e luogo) quando mi trovavo per motivi di lavoro a Fiorenzuola d’Arda, in provincia di Piacenza, uno dei luoghi oggi maggiormente colpiti colpiti dalla pandemia.

Il libro in questione porta l’enigmatico titolo “La morte di Megalopoli, l’ultima spiaggia del progresso” (Oscar Mondadori, 1974), e ne è autore Roberto Vacca, ingegnere, matematico, divulgatore scientifico e scrittore, nato a Roma nel 1927 e tuttora vivente.

In questo libro viene descritto nei particolari, con una prosa incalzante degna del migliore thriller, uno scenario apocalittico, per fortuna solo immaginario, nel quale una serie di avvenimenti violenti e drammatici portano alla autodistruzione della società, con gli uomini costretti a lottare gli uni contro gli altri, pur di non soccombere, fino al disfacimento finale dell’intero genere umano causato proprio da tutto ciò che l’uomo stesso aveva creato classificandolo alla voce “progresso”.

Tutti argomenti che lo stesso autore, prima di questo romanzo, aveva già approfondito in un precedente saggio (Il medioevo prossimo venturo, Mondadori, 1971) nel quale delineava per gli anni a venire uno scenario contraddistinto da un regresso della specie umana fino ai livelli tipici del medioevo.

Si tratta in tutta evidenza di opere della fantasia, e ci auguriamo non riproponibili nel mondo reale, ma la situazione che stiamo vivendo impone almeno qualche riflessione, assieme alla necessità di analizzare con attenzione ciò che sta succedendo.

Bisogna dire che la clausura forzata cui siamo sottoposti, e la conseguente convivenza altrettanto forzata di soggetti forse poco abituati a questo genere di situazione, stanno facendo emergere il peggio di ogni individuo, stiamo assistendo a mutamenti di comportamento, in ogni parte del mondo, che determinano fatti spregevoli di cui troviamo conferme nelle cronache di questi giorni.

Possiamo fare qualche breve esempio: a Fondi, vicino a Roma, un uomo è stato ucciso a colpi di mazza perché aveva osato rimproverare un tale che, secondo lui, si era allontanato senza motivo dalla “zona rossa”, una zona diventata ad alto rischio di contagio e dalla quale era proibito allontanarsi;

in provincia di Messina, uno studente di odontoiatria ha strangolato la fidanzata dopo una furibonda lite causata, a quanto affermato dallo stesso rettore dell’ateneo messinese, dalla convivenza forzata alla quale la coppia era costretta;

in California un ragazzo di diciassette anni è morto, dopo una agonia di una settimana, per non essersi potuto curare adeguatamente in quanto sprovvisto di assicurazione;

sempre negli Stati Uniti, si è registrata nelle ultime settimane una forte impennata nella vendita di armi, testimoniata da lunghe code ai negozi, come forma di difesa personale nel timore diffuso che le conseguenze del contagio da coronavirus possano far nascere disordini;

in Italia, ma forse anche altrove, si sono verificati numerosissimi episodi di intolleranza nei confronti di cittadini cinesi, colpevoli solo di essere originari di quella zona da dove il virus sarebbe partito, affermazione che, tra l’altro, ultimamente viene messa in dubbio da più parti; proprio in Cina;

infine, ci sarebbe stato un aumento molto significativo delle richieste di divorzio, causate anch’esse dalla convivenza forzata.

Vicende isolate e forse poco significative, se analizzate in un contesto globale, ma siamo certi che si sarebbero verificate ugualmente in una situazione diversa da quella attuale di forte emergenza?

Se la risposta è no, che non ne siamo certi, allora qualche ragionamento diventa necessario, oltre che utile.

Cosa può significare tutto questo?

Dobbiamo prepararci ad un prossimo medioevo, nel senso che siamo in vista di quella “ultima spiaggia del progresso”, come indicato nel sottotitolo del libro citato all’inizio?

Si spera vivamente di no, dobbiamo esserne certi, anche se i pericoli e le minacce sono tante, come le molte pandemie che puntualmente e ciclicamente si sono ripetute negli ultimi decenni, o come la minaccia delle armi nucleari in mano a governanti con sostegno democratico almeno dubbio o come il terrorismo internazionale, che tante vittime ha già fatto.

Non vi possono essere dubbi ormai che l’ animale uomo, a differenza di tutte le altre specie viventi, è probabilmente l’unico che inconsapevolmente cova al suo interno un malefico istinto alla autodistruzione, che deriva direttamente da tutto ciò che la mente umana riesce a creare, salvo poi scoprire che molte di queste conquiste, se mal governate, possono diventare un terrificante boomerang contro chi le ha create.

Eppure, nonostante tutto ciò, ritengo che si debba essere fiduciosi per l’avvenire e continuare a credere con fermezza che anche stavolta #andrà tutto bene.

Buona Pasqua a tutti.

Alberto Maisto

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