Giancarlo Pisanu: Erasmo da Tubinga

Giancarlo Pisanu: Erasmo da Tubinga

Un piccolo elogio della follia

“TUE SES MACCU CHE CADDU !!
DEO NON L’ISCO INUE ES’ CHI CHERES’ANDARE CUN SA MOTO GOI GARRIGA!” (*)

Mio nonno, affacciato al balcone del cortile, dopo avermi urlato quella frase, continuava a osservarmi, mentre io cercavo, vanamente, di spuntare senza far impennare la ruota anteriore della moto.

Non c’era verso. I libri che zavorravano il bauletto montato sul portapacchi posteriore erano davvero troppi. Anche se rilasciavo lentamente la leva della frizione la moto schizzava in alto come un cavallo imbizzarrito. Se fossi partito con il carico cosi sbilanciato mi sarei schiantato di sicuro all’uscita della prima curva.

E visto che tra il cortile di casa e la mia destinazione, dovevo percorrere, tra mari e monti, circa mille e quattrocento chilometri, molti dei quali sotto la pioggia battente e la neve, dovevo necessariamente ascoltarlo.

“Nonno ha ragione” mi ero detto, e probabilmente l’immagine del suo stornello motoguzzi rosso, si era per un attimo materializzata davanti ai miei occhi. Era un rimprovero giustificato. Lui di moto ne sapeva. Ci lavorava con la moto, da capo cantoniere, sin dagli anni ’50, quando aveva iniziato a seguire la costruzione della nuova strada provinciale che da Padrumannu saliva al monte Palai, vicino a Badde Salighes.

Da Genova fino all’imbocco del Gottardo pioveva, e anche all’uscita del tunnel più lungo d’Europa, pioveva. Fino al confine italiano a Chiasso, pioveva. A Zurigo, nevicava e dopo il confine svizzero, lungo l’autostrada che attraversava la Foresta Nera, ancora nevicava.

Sulla mia tuta e ai lati della visiera del casco, la neve si accumulava nei punti non esposti al vento e ghiacciava. Mi scaldavo le mani a turno sulle testate dei cilindri e ormai i guanti avevano tatuate sul palmo le alette dei cilindri.

Ma ormai mancava poco e sarei arrivato sotto la Torre di Hölderlin.

Finalmente ero a Tubinga per iniziare il mio Erasmus.
Mi guardavo intorno, cercavo di orientarmi, un occhio alla carta, che avevo fissato sul serbatoio, e uno alla segnaletica stradale in tedesco, incomprensibile.

Era l’ottobre del 1993, e il primo navigatore satellitare sarebbe uscito sul mercato solo undici anni dopo. A dire il vero, allora, non sapevo neanche cosa fosse un navigatore satellitare, ma avevo il il mio Powerbook 100 nel bauletto insieme ai miei libri.

Copertina di In viaggio nel Regno di Sardegna. 1857

Passai, così, velocemente, davanti alla biblioteca dell’università dove Alfred Meissner e il suo Durch Sardinien mi aspettavano ancora sepolti nella polvere e nell’oblio.

(*) Mia traduzione dal logudorese:
Tu sei pazzo come un cavallo! Ma dove pensi di andare con la moto cosi instabile!

N.d.r. – Giancarlo Pisanu è il curatore e traduttore dell’opera di Meissner “In viaggio nel Regno di Sardegna” pubblicato con Carlo Delfino editore

Giancarlo Pisanu

(Nuoro 1965) ha studiato filosofia e tedesco nelle università di Tubinga, Berlino e Cagliari dove si è laureato con una tesi sulla teoria dell’agire comunicativo di J. Habermas. Dopo un master in organizzazione aziendale e una ventennale esperienza nel marketing e nella comunicazione aziendale nei settori ICT e turismo ha ripreso l’attività di traduttore per agenzie e web company.
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