Ma chi era Alfred Meissner?
Di Maria Grazia Vescuso – Presidente Associazione Amici del Libro di Cagliari
L’autore de “ In viaggio nel Regno di Sardegna” tradotto dal dott. Giancarlo Pisanu e pubblicato dall’editore Delfino, che è stato presentato nella seduta inaugurale degli “Amici del Libro” dell’anno 2019- 2020, è un personaggio pressoché sconosciuto in Italia.
Tuttavia è stato nel suo tempo uno scrittore abbastanza famoso in Europa ed anche piuttosto prolifico: boemo di nascita, si laureò in medicina a Praga, per poi allontanarsi dalla Boemia, non sopportando il regime asburgico.
Infatti fu costretto a riparare a Lipsia per poter pubblicare la sua opera principale “Zizka”, in onore dell’eroe antimperialista e anticlericale hussita che condusse la rivolta dopo la morte di Jan Hus; di lì visse sia in Germania sia a Parigi, per molti anni.
Fine conoscitore della letteratura mitteleuropea del tempo possiamo provare a conoscere meglio la sua personalità e il suo carattere anche appunto dall’opera presentata dagli “Amici del Libro.
La particolare attenzione alla natura in tutti i suoi aspetti nel libro “In viaggio nel Regno di Sardegna” ci rivela innanzi tutto un uomo sensibile e sognatore: l’attraversata delle Alpi, i cui paesaggi sono descritti con cura e attenzione particolare, soprattutto quelli notturni, ci indica come sia vicino al preromanticismo e al romanticismo e abbia avuto nella mente i bellissimi paesaggi di Friedrich ed inoltre sia stato fortemente influenzato dal suo conterraneo Karel Hynek Macha, il più grande poeta boemo del tempo.
Ma la vena sentimentale non è l’unica che conduce la narrazione, lo scrittore appare infatti spesso brioso e pronto ad una satira pungente anche se non graffiante, che si sviluppa con dialoghi veloci e apparentemente accattivanti, dai quali il lettore ricava facilmente il suo stato d’animo: egli non approva, ma guarda con empatia i suoi personaggi; una sorta insomma di Gogol, certamente meno sarcastico e beffardo, ma che riesce a creare con il lettore una complicità sorridente: l’episodio del “Rigoletto” nel teatro di Intra è veramente un gioiello del libro.
Significativo di come l’autore abbia ancora nel fondo della sua anima un “qualcosa di hussita” è il suo incontro con una comunità di frati in Genova: viene da essi gentilmente invitato a cena e durante il pasto il dialogo si sviluppa sulla situazione creatasi tra lo Stato Pontificio e il Regno di Sardegna a motivo delle leggi Siccardi; l’atteggiamento di tutti i frati è senz’altro ultracattolico e ultramontanista, come allora si diceva, tanto che l’autore quasi non interviene nei discorsi, mantenendo un atteggiamento imparziale ed educato; tuttavia il fatto che li riferisca con precisione ci fa capire quanto non sia d’accordo sull’argomentare dei frati e, forse, per far comprendere meglio il suo atteggiamento al lettore, aggiunge un breve dialogo con il fraticello che lo accompagna alla porta che gli rivela con angoscia di essere in realtà valdese e di desiderare di lasciare l’abito.
La viva attenzione alle minoranze, religiose e non, dell’autore, si rivela chiaramente anche perché con le affermazioni del frate si chiude il capitolo, quasi un suggello dunque, come se la dichiarazione del giovane frate sia stata poi una fonte di riflessione notturna.
La sensibilità del Meissner si evidenzia con chiarezza in tante altre parti del libro, quasi una finezza di pensiero accentuata certamente dalla sua laurea in medicina.
Nella descrizione infatti delle rovine fenicio-puniche e romane di Cagliari, che lo esaltano per la loro imponenza, si rattrista subito notando che sono abitate da tanti poveri che non hanno fissa dimora, ed è davvero interessante di come riesca a trasformare con poche parole il proprio stile da gioioso a commovente per la miseria che si presenta ai suoi occhi nella città principale del Regno di Sardegna.
Nel suo viaggio avventuroso da Bellinzona a Cagliari fino a Sassari, Alfred Meissner dunque non cerca il primitivo, come faranno tanti viaggiatori successivi per provare forti emozioni da riversare sul lettore, ma piuttosto sempre il bello e il pittoresco, accompagnati dalle vicende storiche dei luoghi: i bei palazzi delle città, le chiese, il carattere degli abitanti; significativo a questo proposito è l’episodio dell’attraversamento della Barbagia, ove passerà un’avventura, che si risolverà in bene con l’aiuto di altri abitanti del luogo.
E’ dunque uno spirito che ha raggiunto una sua serenità, attraverso le vicende della sua stessa vita in un periodo tumultuoso d’Europa, siamo nella metà del XIX sec., ed è grazie a questa raggiunta armonia interiore che riesce a presentare al lettore la sua visione dei luoghi, con chiarezza e senza pregiudizi, senza esagerazioni malevole o al contrario esaltanti.
Un autore senz’altro da conoscere meglio!