Marco Pinna: “La rosa”.

Marco Pinna: “La rosa”.

La rosa è senza perché, fiorisce perché fiorisce; non pensa a sé, non si chiede se la si veda oppure no.”

( Silesius, Pellegrino Cherubico )

Perché tutto questo? Perché sta succedendo?

La ricerca di un perché scandisce le nostre vite, ma ovviamente diventa ancora più pressante in frangenti come questo, è un modus operandi strutturale della nostra mente, una caratteristica del nostro software, immutata da quando il pensiero si è strutturato.

Potremmo arrivare ad affermare che il pensiero, nelle sue vette più nobili, quelle della filosofia, si è andato formando e caratterizzando esattamente intorno al “perché”.

Eppure secoli, anzi millenni, di tentativi hanno alla fine lasciato inevasi i “perché” più importanti e drammatici.

Ci sono vicende rispetto alle quali il “perché “ non solo risulta inadeguato, ma addirittura improponibile, impresentabile: quale mai potrebbe essere il perché dell’Olocausto?

E poi, ci sono quelli che da sempre ci accompagnano: perché la vita, la sofferenza, la morte.

E certo anche quelli in positivo: perché l’amore, l’arte la poesia.

Qualche risposta è stata tentata, ma fino all’essenza, al midollo, fino al “perché” ultimo, non si arriva mai.

Così è pure adesso.

E non parlo certo degli aspetti tecnici della vicenda che possono e debbono essere analizzati, studiati, per arrivare ad un perché scientifico che permetta di porre un argine a questa pandemia.

Ma quale possa essere il significato, il perché di tutto questo dolore, di tutto questo sconvolgimento, così epocale, diciamo pure cosmico. Che non ha uguali nella Storia.

Certo ci sono state epidemie, pandemie, nei millenni, eccome.
Ma non c’erano i social.

Per la prima volta non milioni: miliardi! di persone vivono e condividono la stessa sofferenza, le stesse angosce. Senza differenze di latitudine, di etnia, di censo.

Senza riparo per nessuno e chicchessia, il tutto in contemporanea.

Pazzesco vero?

Ricordate le radioline a transistor degli anni ’60?

Avevano dei problemi di sintonizzazione niente male.
Già sulle FM, beccare la stazione e poi mantenerla, non era semplice.
Ma per chi, ad esempio, amava la musica classica, riuscire a captare le AM era difficilissimo, le OL, poi, pressoché impossibile.

Erano lì, erano intorno a te.
Non le vedevi, non le sentivi, ma c’erano eccome.
Non era colpa loro se non venivano captate: era inadeguato lo strumento.
Banale, ma tutto qui.

Siamo circondati da “roba” che non captiamo ma c’è eccome.

Il nostro udito non coglie frequenze che invece gli animali, es. cani o pipistrelli colgono perfettamente.

Lo stesso dicasi per colori con lunghezze d’onda che i nostri occhi non percepiscono, ma esistono eccome.

Vi siete mai domandati perché un gatto preferisce determinati angoli di una casa per addormentarsi, a volte apparentemente improbabili per la loro collocazione? Perché ha una assoluta e perfetta percezione dei reticoli di Hartmann, e della rete di Curry ovvero ( assai semplificando, ma concedetemelo ) dell’intersecarsi di campi elettromagnetici provenienti dallo Spazio e dalla Terra.

Ci sono eccome! Noi non li percepiamo, ma il micio sì, e dove più si armonizzano, lì si colloca.

…Fuochino…

La nostra mente, è un po’ come quelle radioline a transistor.
Può cogliere, ma non tutto.
Può percepire, ma non tutto.
Può spiegare, ma non tutto.

C’è molto, moltissimo, che va “oltre”, che va “ al di là “.

Lo abbiamo visto per diversi aspetti relativi alla fisicità.

Ma altrettanto avviene per le modalità e i meandri del pensiero.

La nostra mente è straordinaria, ma sappiamo che anche il più straordinario dei software, non può tutto.

Il nostro pensiero arriva a molto, ma non a tutto, la nostra ragione può moltissimo, ma non tutto.

Vi sono, anche per la nostra ragione, per la nostra sete di perché, delle “lunghezze d’onda” che non riusciamo a cogliere semplicemente per inadeguatezza dello strumento utilizzato: non è lo strumento adatto.

Ne occorre uno differente.
Una modalità differente.
Né migliore, né peggiore: semplicemente differente.

Adesso, ovviamente, la nostra mente, a suo buon diritto, chiede: e quale?

Vorrei offrirvi una risposta, ma certo non ne sono all’altezza.

Ma un paio di suggerimenti, forse, ce li ho.

Uno, lo prendo in prestito da S. Paolo: “ parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei poteri di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria.” (Corinzi 2, 6/8).

Il secondo, assai umilmente, provo a suggerirvelo io.
Abbiamo molto tempo adesso.
Proviamo a regalarci qualche momento di Silenzio.
Di ascolto profondo.

Proviamo ad utilizzare questo stacco dalla frenesia, dalla corsa, del rumore per cercare altre modalità.

Modalità che abbiamo dentro, e che aspettano solo di essere portate alla luce.

Magari, riusciremo a cogliere qualche vaga nuance dei reticoli di Hartmann, e di chissà cosa e quant’altro.

Magari capiremo che nella contemplazione di una rosa, tutto sommato, il perché sia fiorita, non è quello che ne definisce bellezza profumo ed essenza.

Un sorriso dolcissimo per te che mi hai sopportato fin qua.

Grazie.

Marco Pinna

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