1983-1985: da Sassari e il suo volto al Codice Diplomatico della Sardegna

1983-1985: da Sassari e il suo volto al Codice Diplomatico della Sardegna

Carlo Delfino editore dal 1981 libri e cultura per la Sardegna

1983

Sono ancora poche le pubblicazioni annue della neonata Casa editrice, ma ciascuna si caratterizza per la sua importanza e unicità che rimarranno tali negli anni a venire, e che saranno confermate da ristampe aggiornate e dalla presenza di questi titoli nelle bibliografie degli studi più accurati.

Sassari e il suo volto, per esempio, autori Vico Mossa e Aldo Cesaraccio, rappresenta il primo volume di una serie dedicata alle città sarde presentando, insieme alle 250 foto di Salvatore Pirisinu, testi ricchi di dati storici e informazioni derivanti dal lavoro di ricerca di due tra i maggiori conoscitori di Sassari.

Il lavoro ha ricevuto diversi riconoscimenti e, vista la sua importanza per la città, si è deciso di dargli un seguito con il volume di Aldo Cesaraccio, pubblicato qualche anno più tardi, dal titolo Sassari e il suo volto – Il passato. L’opera si propone ancora una volta di raccontare Sassari scavando nel passato della città e accompagnando i gustosi scritti di Cesaraccio con un’interessante serie di foto d’epoca alternate con alcune odierne.

copertina Quartu Sant'Elena e il suo volto.

La collana “il volto della città” si è arricchita di numerose opere, delle quali l’ultima, nel 2017, è dedicata a Quartu Sant’Elena.

Passando dalla storia all’arte, incontriamo sul catalogo del 1983 l’opera dal titolo Arte sarda, ad opera di Giuseppe Arata e Giuseppe Biasi, pubblicata per la prima volta nel 1935 e riproposta con una presentazione dello stesso, poliedrico Mossa insieme a Giuseppe Corrias.

Un testo d’autore che aveva rappresentato, per gli anni Trenta, un importante lavoro di studio e illustrazione delle forme dell’artigianato tradizionale in Sardegna.

Ma sempre Vico Mossa è autore, quest’anno, anche di un altro pregiato volume intitolato Artigianato sardo.

Si tratta di un libro in tela, con sovraccoperta, di circa 270 pagine e contenete 150 fotografie realizzate da Fausto Cintura e Giulio Pirozzi.

Abbinato solitamente alla ristampa di “Arte sarda” di Arata e Biasi precedentemente illustrata, l’opera restituisce un quadro aggiornato delle produzioni artigianali: dai tessuti ai legni intagliati, ai cestini, alle ceramiche e ai gioielli che la sapiente maestria isolana ha saputo lavorare e produrre per gli usi decorativi più prestigiosi.

1984

Da sempre attenta alle esigenze dell’analisi storica e consapevole della ricchezza che, in questi termini, l’isola offre al mondo, la Casa Editrice inaugura quest’anno una tra le serie a carattere archeologico più riuscite e longeve di sempre.

Si tratta di Sardegna archeologica – Guide e itinerari, una collana di libri dal formato tascabile e di pratica consultazione, diretta dal prof. Alberto Moravetti, Ordinario di Preistoria e Protostoria all’Università di Sassari.

Il primo numero, datato 1984, è stato scritto dall’archeologo Carlo Tronchetti ed è dedicato all’antica città di Nora, da cui prende il titolo.

Ad una serie di notizie generali, nelle 76 pagine della guida, segue un dettagliato itinerario per la visita dei luoghi.

Così come diversi tra i volumetti usciti nel corso degli anni, anche questo “numero uno” è stato tradotto in altre lingue europee.

Ripercorriamo allora alcune tra le più significative uscite della collana, a cominciare dalla seconda, La Necropoli di Anghelu Ruju in cui l’autore, Gian Mario Demartis, conduce il lettore in visita alla grande necropoli sul territorio di Alghero (costituita da ben 38 tombe) informandoci anche sulle diverse campagne di scavo e i reperti rinvenuti.

La prima edizione del lavoro risale al 1986, accompagnata da due ulteriori edizioni in spagnolo e inglese.

Demartis è autore anche di un altro volume, anno 1991, dal titolo La Necropoli di Puttu Codinu.

L’opera offre notizie e una guida dettagliata per visitare una serie di nove domus de janas poste lungo la strada tra Padria e Villanova Monteleone, riportate alla luce anche grazie alle campagne di scavo di fine anni Ottanta.

Il terzo volume della collana, stesso anno del precedente, è affidato al prof. Roberto Caprara e raccoglie, unitamente a un testo impeccabile dal punto di vista scientifico, anche un quadro completo delle grandi domus de janas del territorio di Bonorva. Titolo dell’opera: La Necropoli di S.Andrea Priu.

Raimondo zucca è invece autore di un volumetto più sottile rispetto alla media di questi albi (sono soltanto 38 pagine) ma di grande interesse per la sua analisi di Fordongianus, che è anche il titolo del lavoro.

Il territorio, storica zona dell’oristanese, viene raccontato dedicando ampio risalto ai resti delle terme dell’antico centro romano, lungo la valle del Tirso, ma si parla anche dell’anfiteatro, dell’acquedotto e dell’ipogeo cristiano di San Lussorio.

Sempre Zucca è autore di altri numeri della collana tra cui, insieme a Giovanni Lilliu, della guida intitolata Su Nuraxi di Barumini.

Lo stesso anno vede la pubblicazione di un ulteriore volume ad opera di Enrico Acquaro e Claudio Finzi, dedicato a Tharros, altro storico centro in provincia di Oristano, situato nel Comune di Cabras.

Il discorso sull’antica città viene introdotto con notizie sulla Sardegna punica e prosegue con la storia del sito e le vicende degli scavi.

Segue l’itinerario accompagnato, come il resto dell’opera, da numerose foto e disegni.

Enrico Acquaro, già direttore di numerosi scavi e attualmente professore ordinario di archeologia fenicio-punica all’Università di Bologna, nel 1984 è stato anche l’autore di un primo volume, per le edizioni Delfino, dedicato al mondo punico.

Arte e cultura punica in Sardegna contiene infatti un quadro dettagliato di oltre 200 pagine sulle produzioni d’arte e d’artigianato di questo popolo.

Ercole Contu è un altro dei protagonisti della collana, con le sue due opere: la prima, Il Nuraghe Santu Antine, passa in rassegna la storia del monumento, tra i più noti dell’isola, e ne descrive la struttura insieme a quella del villaggio circostante;

la seconda, L’altare preistorico di Monte d’Accoddi, costituisce la guida a uno dei monumenti più misteriosi della Sardegna, accostato di volta in volta alle piramidi e alle mastabe d’Egitto e alle ziqqurat mesopotamiche.

Al direttore Alberto Moravetti si devono ben quattro guide.

La prima, Il complesso nuragico di Palmavera, presenta il patrimonio archeologico dell’algherese e di Palmavera, raccontando delle campagne di scavo avviate nel 1904 e descrivendo l’itinerario della visita.

La seconda è dedicata a Serra Orrios e i monumenti archeologici di Dorgali, e descrive alcuni fra i siti archeologici più interessanti e significativi del territorio: oltre Serra Orrios, le tombe dei giganti di Thomes e di Biristeddi, la Voragine di Ispinigoli, i dolmen di Motorra e di Monte Longu, e il villaggio nuragico di Tiscali.

Ancora, ricordiamo Il complesso prenuragico di Monte Baranta e la più recente Il Santuario nuragico di Santa Cristina.

Torneremo in seguito a parlare delle guide che compongono questa importante collana le cui uscite, diluite negli anni, hanno accompagnato e tuttora accompagnano le pubblicazioni della Casa editrice.

1985

Sul podio delle pubblicazioni di quest’anno non può certo mancare il famigerato Codex Diplomaticus Sardiniae, il Codice Diplomatico della Sardegna che ricalca con puntigliosa fedeltà l’edizione curata da Pasquale Tola nel 1861 e 1868 per un totale, all’epoca, di due volumi stampati a Torino.

La monumentale opera, già ripresa in anastatica intorno alla metà del Novecento, viene riproposta da Carlo Delfino Editore in tre volumi anastatici (il primo tomo è stato suddiviso in due parti) che restituiscono ed esaltano il fascino dell’opera originale.

I volumi sono realizzati in grande formato 29 x 44, rilegati in tela con dorso in pelle, recano impressioni in oro sul piatto e sul dorso, sono stampati su carta di fabbricazione a mano, molto spessa e resistente, e sono racchiusi in un pregiato cofanetto raccoglitore.

L’opera raccoglie i più importanti documenti antichi relativi alla storia dell’isola, dal secolo XI al XVII dopo Cristo, accompagnati dalle «Dissertazioni» del Tola su diversi argomenti.

A lungo, per la sua mole e rarità, il Codice è stato disponibile soltanto in pochissime biblioteche della Sardegna ed è rimasto introvabile sul mercato librario, escludendo così dalla consultazione i non addetti ai lavori specialisti della storia isolana medioevale e moderna.

Il curatore del Codice, Pasquale Tola, nacque a Sassari nel 1800 da una famiglia della piccola nobiltà.

Completò i suoi studi presso il collegio degli Scolopi laureandosi in giurisprudenza nel 1821.

Si sposò con l’aristocratica Felicita Serra Boyl ed entrò, nel 1829, nella magistratura per divenire, circa quarantanni dopo, consigliere della Corte d’appello di Genova.

Un lato ombroso della sua vita fu rappresentato dalla morte del fratello Efisio, ufficiale sabaudo purtroppo fucilato per la sua partecipazione a un moto mazziniano, inseguendo il sogno della rivoluzione.

Il Tola si dissociò dalle posizioni di suo fratello per molti anni, prima di riconsiderarle nella sua vecchiaia.

Uomo dalle rigide posizioni monarchiche e fortemente conservatore, al Tola va riconosciuto un forte rigore nelle sue attività di studio storico e raccolta di antichi documenti.

Scrive Antonello Mattone, a questo proposito, su un suo pezzo dedicato al giurista e storico sassarese in occasione dell’uscita della nuova edizione del Codice: «Ne sono prova i facsimili di alcuni documenti – ora conservati nella Biblioteca comunale di Sassari – ricalcati su carta oleata che dimostrano il metodo di lavoro del Tola in tempi in cui non esistevano fotocopie e microfilms.

Egli si serviva, inoltre, di numerosi corrispondenti (fra cui il Manno) che aiutavano lo storico sassarese ad individuare nuove fonti e, spesso, a trascrivere materialmente i documenti.»

Non tutti sanno che il Tola ha lavorato anche alla stesura di un terzo volume del Codice che, tuttavia, non ha mai visto la luce.

Sempre Mattone racconta che, alla morte del Tola nel 1874, il terzo volume, ancora incompleto e in forma di bozza, venne trasferito nella Biblioteca sassarese.

Il figlio Cosimo ne propose da subito la pubblicazione la quale però, per vari motivi, venne sempre rinviata.

Nel 1912 l’idea tornò in auge, rinfocolata dall’inaugurazione del monumento al Tola nella sua città natale ma, ancora una volta, venne procrastinata per anni finché, nel 1942, gli storici incaricati di analizzare il materiale si pronunciarono negativamente sul valore e sull’utilità del materiale.

Le schede raccoglievano postille e integrazioni ai due volumi precedenti, purtroppo con diverse lacune relative a determinati periodi storici e alla realtà di alcune istituzioni dell’epoca, come quelle pisane e aragonesi.

Sono dunque arrivati fino a noi soltanto i primi due volumi che, da soli, costituiscono in ogni caso un’opera fondamentale per la loro importanza storica e contenutistica.

Nella sua nuova edizione anastatica ed edita in 1500 copie, il Codice viene impreziosito dalla presentazione di Alberto Boscolo e l’introduzione storica, proposta in apertura, del medievalista Francesco C. Casula.

Rispetto alle precedenti edizioni, questa volta la lettura e la consultazione sono facilitate dalla presenza di un nuovo indice analitico, dei nomi di persona e di località, compilato da Paolo Ziri.

Il Codice edito da Carlo Delfino è stato presentato nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Sassari alla presenza dell’allora Presidente del Senato Francesco Cossiga il quale, cogliendo come opportunità quella di una nuova edizione dell’opera visitò, per la prima volta da Presidente, l’ateneo nel quale era stato prima studente poi professore.

Nel corso del suo intervento, Cossiga dimostrò di possedere una profonda conoscenza tanto della vita del Tola quanto del Codice, intrattenendosi nel ricordare «La piccola Patria di Sardegna» di cui parlava il giurista sassarese.

Redazione

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