28 aprile 1794

28 aprile 1794

28 aprile 1794: mostrandosi il ministro Graneri contrario alle domande presentategli, a nome degli Stamenti, dai Deputati a ciò delegati, ed accentuandosi sempre più la tracotanza, il contegno poco corretto, le satire e le insolenze continue dei Piemontesi contro gli isolani, il malcontento assume proporzioni gravissime in tutta l’Isola, e specialmente nella capitale.

Il 28 aprile 1794 il fermento cresce in Cagliari a dismisura, ed il Governo mette il colmo al procedere dispotico facendo arrestare verso il mezzodì, con grande apparato di forza, il giureconsulto Vincenzo Cabras ed il suo genero avv. Bernardo Pintor, persone assai benemerite del paese.

Scoppia in quel momento l’insurrezione nel sobborgo di Stampace. Si corre in folla forzando e bruciando una porta della Marina, ed occupansi in pochi istanti le altre porte, e le batterie che guardano il mare. Nasce un vivissimo fuoco colle truppe con morti e feriti da ambe le parti. Il più duro conflitto avviene alla porta del Castello, chiusa e ben munita, di dentro, dalle truppe. Quivi si riversa la popolazione chiedendo, con grida furibonde, la liberazione dei due arrestati. Si dà fuoco alla porta e si scala la muraglia. Penetrati in Castello si sostiene, per un’ora, un fuoco vivissimo colla truppa che occupava le diverse imboccature delle strade, e ciò malgrado le rimostranze del marchese di Laconi e del colonnello Schmid: il primo dei quali, colle lagrime agli occhi, esortava il viceré a far deporre le armi per risparmiare il sangue cittadino.

Finalmente la vinse il popolo e tutto fu calma in un momento.

Fuori i Piemontesi! fu il grido generale. In sulle prime si trattava di far allontanare i soli pubblici ufficiali: ma il popolo cieco, feroce, non vuole distinzione di sorta. Meno le donne e l’arcivescovo Melano, si vogliono tutti mandati via. Si comincia l’arresto di essi e si mettono nei conventi a guardia dei frati.

Fra la R. Udienza e gli Stamenti si studiano i mezzi del pronto imbarco. Si paga loro lo stipendio a saldo, e il 30 aprile il viceré con altri 514 Piemontesi, accompagnati con tutto rispetto sino alla darsena, partivano sopra tre navi, mentre un gruppo di popolani ballava, nel porto, il ballo sardo.

Il movimento si estese per tutta l’Isola. Anche Sassari seguiva l’esempio di Cagliari con una buona esportazione di Piemontesi; anzi dubitandosi che il Governo fosse per mostrarsi renitente al novello ordine di cose, il Magistrato, costrettovi dal popolo, aveva dovuto piegarsi ad ordinare al suo commissario l’arresto e la traduzione a Cagliari dello stesso governatore, qualora non fosse partito immediatamente.

Acclamasi al re e si rinnovano i più sacri giuramenti.

Mandato via il viceré, il governo dell’Isola si concentra nel supremo magistrato della R. Udienza e negli Stamenti, nelle cui congreghe si indirizzavano le cose dello Stato; le quali sentivano l’influenza del popolo, che se ne stava armato con una guardia nazionale, detta Centuria, capitanata da Vincenzo Sulis.

Redazione

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