Marco Pinna: Giacobbe e l’osso sacro.

Marco Pinna: Giacobbe e l’osso sacro.

Numerosi autori ritengono che il libro della Genesi rappresenti il testo più significativo dell’Antico Testamento.

E sicuramente una delle vicende narrate più ricche di significato simbolico è quella del sogno di Giacobbe ( 29, 10:22 ).

In breve: il protagonista è in viaggio.

Fattasi notte sceglie un luogo dove dormire, prende una pietra come guanciale e si addormenta.

In sogno vede una scala che collega il cielo e la terra, sulla quale gli angeli salgono e scendono.

Dal cielo riceve la rivelazione dell’Onnipotente: sua e della sua discendenza sarà l’eredità della terra.

A quel punto Giacobbe si desta, e, sconvolto, prende coscienza che quel luogo è “ terribile, è proprio la casa del Signore, la Porta del Cielo!”.

Fattosi mattino, erige la pietra usata come cuscino, la consacra con olio, nominando quel luogo, Bethel, la Casa del Signore.

Tutta la vicenda è intrisa di rilevanti significati simbolici, che andranno a permeare la storia tutta del Cristianesimo.

Il protagonista è in viaggio ( il pellegrino ).

La rivelazione avviene di notte ( il buio, la caverna, la cripta, ovvero il ventre materno, il seme che solo nell’oscurità della terra genera la pianta quindi il frutto, le Vergini Nere ).

Il sogno ( la coscienza altra, una sapienza che “ non è di questo mondo”, Cor. I, 2; 6:10; ).

La scala ( transizione tra stati di coscienza ).

Gli angeli che salgono e scendono ( le due fasi del divenire, la polarizzazione del fenomenico, giorno/notte, maschile/femminile, inspirazione/espirazione, solve/coagula ).

La rivelazione, la promessa.

La pietra, che una volta eretta quindi resa “ ortostato” diventa simbolo sacro, come la montagna, la torre, il campanile, il tempio , e viene consacrata con l’olio, come l’altare.

Si perdoni questa carrellata che nella sua brevità risulta, data la complessità e la ricchezza dei temi, quasi violenta, di certo fin troppo parziale.

Ma sarebbero necessari spazi e tempi non compatibili con questo scritto per approfondire il tutto.

Si desidera, invece, richiamare l’attenzione su un passaggio che rischia di essere trascurato, e che invece, a sua volta, apre percorsi davvero inusitati.

Quello che conclude la narrazione.

Eccolo: il luogo che Giacobbe denomina Bethel, prima di allora si chiamava Luz.

Cosa ci suggerisce questo nome, quali porte ci apre?

La tradizione Ebraica narra di Luz, la città dove l’Angelo della morte non ha potere, il luogo dell’immortalità.

Nei pressi si trova un mandorlo ( in ebraico di nuovo: luz ), che a sua volta indica l’accesso ad una cavità sotterranea, in cui si nasconderebbe la vera città Luz.

Questa parola, designa anche il frutto dell’albero, ovvero la mandorla, ma vuol anche dire “nocciolo”, quindi qualcosa di duro, nascosto.

Lo stesso termine…sempre luz insomma…indica una particolare particella corporea, indistruttibile, rappresentata come un osso durissimo, cui si aggrapperebbe l’anima al momento della morte, e che è localizzata nel corpo alla base della colonna vertebrale, all’interno del coccige, definito appunto per questo“osso sacro”!

Fuochino…

Questa è anche la sede del primo dei sette chakra, nonché del Kundalini, ovvero il serpente sacro, che giace arrotolato su sé stesso, in attesa di essere risvegliato attraverso l’iniziazione.

Una volta attivato e risvegliato, risalirà attraverso la colonna vertebrale ed i rimanenti sei chakra ( e qui ancora una volta ci confrontiamo col numero 7 ovvero le tappe di tutti i processi di iniziazione e di elevazione Spirituale, necessarie per raggiungere un livello di coscienza superiore, quella che si definisce la Natura Ottava ), fino a raggiungere l’ultimo, che si trova all’interno del cranio, in corrispondenza della ghiandola pineale, il che simboleggia l’apertura del Terzo Occhio, espressione della raggiunta illuminazione interiore ).

I Templari, nel loro rituale di iniziazione praticavano lo “ osculum sub cauda “, ovvero il “ bacio sotto la coda “, che aveva esattamente lo scopo di risvegliare il “ Kundalini “, ma che poi venne travisato intenzionalmente dall’Inquisizione come prova di loro pratiche sodomitiche.

Quindi: il nocciolo, la mandorla, il luz, contiene in potenza tutto ciò che è richiesto per la realizzazione spirituale, come il seme contiene in potenza la pianta ed il frutto.

L’osso sacro, è tale perché contiene i “germi” per la ricostituzione del corpo per la risurrezione, ma ancor più perché contiene la “potenza” spirituale da cui, una volta opportunamente attivata, nascerà l’essenza spirituale, o, in altri termini, si risorgerà a vera nuova vita: “ non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me ( Gal. 2, 16, 19:21 ).

Giacobbe, e l’osso sacro.

Quell’accenno alla città di Luz, al termine di una narrazione così intensa e ricca di significato, rischia di essere sottovalutato se non addirittura del tutto trascurato.

Ma contiene invece l’essenza più profonda del messaggio.

Giacobbe non solo riceve la rivelazione e la promessa dell’Onnipotente, ma “vive” la “trasformazione di Luz in Bethel.

Attraverso la Grazia del Signore, e non potrebbe essere altrimenti perché il percorso di elevazione spirituale avviene sempre e solo tramite la Grazia, il nocciolo, il seme, viene fecondato e attivato.

Kundalini è risvegliato ed inizia la sua ascesa.

Dalla potenza del seme ( Luz ), Giacobbe è condotto alla pianta in “atto “, la Casa del Signore, la Porta del Cielo: Bethel.

Sarà poi Cristo a portare a compimento il tutto.

Trasferendoci dalla Casa del Signore …Bethel…alla Casa del Pane…Bethlemme…

Laddove nella Casa del Signore siamo ancora sottoposti alla Legge dell’Antico Testamento, e alla adorazione del Dio nel tempio, mentre nella casa del Pane, attraverso l’Eucaristia e l’assimilazione del Corpo di Cristo, veniamo trasformati da sottoposti alla Legge, a Figli del Padre, che non nel Tempio, ma in Spirito e verità lo adorano.

Ma questa è un’altra storia.

Marco Pinna

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