Petizione per valorizzare la Sardegna. Un Museo a cielo aperto.

Petizione per valorizzare la Sardegna. Un Museo a cielo aperto.

SARDEGNA. MUSEO A CIELO APERTO” per valorizzare con impegno ed entusiasmo quel formidabile scrigno di monumenti e di memorie che è la Sardegna

Il saggio Briante, nelle parole a lui attribuite da Erodoto, esprimeva la convinzione che gli Ioni, minacciati dalle armate persiane, sarebbero stati i più fortunati e felici tra gli uomini se avessero preso la decisione di navigare verso la Sardegna e qui abitare per sempre.

Ripresa ai nostri giorni, la riflessione di Erodoto può essere utile a sottolineare una speranza e un auspicio che sono anche una necessità ormai urgente e indifferibile: se i sardi, minacciati non dai persiani, ma dalle armate ben più temibili e agguerrite della indifferenza, del qualunquismo e della incultura della globalizzazione, decidessero di valorizzare con impegno ed entusiasmo, la storia e l’archeologia della propria terra, quel formidabile scrigno di monumenti e di memorie che è la Sardegna antica dentro la quale ancora oggi ci muoviamo pigri e indifferenti, essi diventerebbero gli abitanti fortunati di un’isola finalmente consapevole di sé, matura e libera nel proporre un appassionante itinerario culturale che sarebbe anche cuore pulsante di un mutamento economico e sociale e, finalmente, di un futuro di progresso compatibile con le aspettative del III millennio.

Il patrimonio di archeologia e di storia che la Sardegna conserva, dalla preistoria alle fasi dell’incontro con le altre civiltà mediterranee, dai Fenici ai Romani, da Bisanzio alla Spagna, non ha bisogno qui di essere ricordato in termini quantitativi, in numeri o grafici; va sottolineata invece la straordinaria immanenza di queste memorie nell’età del presente, l’incisività delle antiche dimore – le torri nuragiche , i castelli e le chiese, il segno potente dei menhir o le innumerevoli domus de janas e tombe di giganti, le terme e i teatri di età romana – sul paesaggio attuale, la sua unica e ineguagliabile potenzialità di immenso museo vivente, senza vetrine o bacheche, ma immerso nel verde e nella pietra, nell’acqua e nel sole, nell’accoglienza della sua gente e dei suoi sapienti saperi, ancora antichi.

Questo patrimonio è oggi pressoché dimenticato, lasciato alla distruzione e al disfacimento o, in pochi casi, che sarebbe offensivo definire fortunati, offerto al godimento pubblico in modo distratto e poco attento, rimesso in sesto con restauri improbabili, soffocato da cemento e parcheggi o soltanto ricordato da cartelli rugginosi che emergono dagli sterpi o da recinzioni degradate; alcune meritevoli eccezioni, in questo panorama di ruderi violentati, non fanno che accrescere il senso di desolazione per la barbarie e l’ignoranza con le quali la ricchezza delle memorie antiche viene quotidianamente stuprata e vilipesa.

Né bisogna dimenticare le altre offese: gli scavi non completati, i materiali non pubblicati, chiusi in casse polverose e dimenticate, i progetti mai finanziati, i libri mai scritti, gli studi mai avviati.

Rivolgiamo alla classe politica sarda, a chi ha assunto ruoli decisionali e di programmazione nel governo locale, un appello accorato perché vi sia, finalmente in modo organico e continuo, con alta tensione intellettuale e con vera passione civica e morale, un mutamento radicale di comportamento verso le antichità e le memorie ancestrali della nostra terra; perché siamo convinti che una inversione di tendenza sia non semplicemente auspicabile ma realmente possibile e praticabile e che conoscenza e valorizzazione, unite insieme in un cammino comune, riescano a traghettare la nostra terra verso un futuro di progresso e di innovazione.

A questo futuro crediamo che la politica sarda dovrebbe interessarsi profondamente non soltanto per la rinascita dei beni culturali nell’isola ma perché esso porta con sé una speranza di occupazione e di impegno per i tanti giovani senza lavoro che in questo campo potrebbero utilmente cimentarsi e ritrovare la loro dignità e le loro motivazioni; perché occuparsi in senso fattivo e positivo delle nostre memorie significa costruire il futuro e una nuova operosità sociale per il presente.

Non si tratta, crediamo, soltanto di investire, come pure è necessario, nei restauri e nelle manutenzioni, nella creazione di giacimenti culturali attrezzati e visitabili; fondamentale e primaria appare la necessità di comunicare all’esterno la unicità, la preziosità e la straordinaria bellezza di questo patrimonio attraverso reti di comunicazione che, dall’editoria all’informatica e alle nuove tecnologie, costruiscano un mosaico straordinario delle molteplici culture della Sardegna antica, capace di attirare interesse, presenze e intraprese di tipo economico e finanziario.

Conoscere è capire e con la comprensione nasce l’esigenza della salvaguardia, della tutela e della valorizzazione ma anche del rispetto e della partecipazione; così la Sardegna antica e la sua storia meravigliosa possono cambiare in modo potente la Sardegna contemporanea e il suo futuro.

Redazione

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